Nella suggestiva cornice della Sala Montalcini, all’interno del complesso dell’ex IRV in Corso Unione Sovietica 220/D, si è svolto il secondo incontro partecipato verso la Biennale della Prossimità 2026. Un momento di confronto attivo che ha permesso di chiarire ruoli, funzioni e metodi del comitato locale, discutere i primi nodi organizzativi e riflettere sul senso stesso del percorso che ci attende.
di Paolo Cignini – Italia che cambia (Promotore nazionale della Biennale della Prossimità)
Il 27 giugno 2025 si è svolto a Torino il secondo incontro partecipativo in vista della Biennale della Prossimità 2026. Anche questa volta il luogo scelto è stato il complesso dell’ex IRV di Corso Unione Sovietica 228/D, e in particolare la Sala Montalcini, già teatro della prima assemblea cittadina dello scorso maggio. Una scelta non casuale: l’ex Istituto di Riposo per la Vecchiaia è uno spazio carico di memoria e significato, oggi in fase di riscoperta e riattivazione da parte della città.

La giornata ha avuto un carattere di transizione: non ancora l’avvio ufficiale del comitato locale, ma un momento decisivo per tracciarne le funzioni, il metodo di lavoro e i prossimi passi. È in questo spirito che si sono ritrovate realtà organizzate, soggetti informali, cittadine e cittadini interessati a contribuire alla costruzione della Biennale 2026. Un processo che, come ribadito più volte nel corso dell’incontro, non si limita all’evento finale, ma ne anticipa e incarna fin da subito il senso profondo: la prossimità come pratica di relazione e responsabilità condivisa.
Qual è il ruolo del comitato locale della Biennale della Prossimità
Uno dei punti centrali dell’incontro del 27 giugno è stata la definizione del comitato locale: cos’è, quali funzioni avrà, come sarà composto e che metodo adotterà. A partire dalla condivisione delle esperienze maturate nelle edizioni precedenti – in particolare a Napoli 2024 – è stato chiarito che il comitato non è un semplice gruppo organizzativo, ma un corpo collettivo che assume responsabilità concrete nella progettazione della Biennale.
Questo organismo avrà infatti il compito di contribuire a dare un’identità specifica all’edizione torinese, individuare i luoghi che ospiteranno l’evento, collaborare alla costruzione del programma, curare gli aspetti logistici e contribuire alla sostenibilità economica dell’iniziativa. Non meno importante sarà il suo ruolo nel promuovere la partecipazione e nel coinvolgere altre realtà territoriali lungo tutto il percorso.

L’adesione formale al comitato non è ancora attiva, ma si è cominciato a discuterne in termini molto concreti. È emerso, ad esempio, che potrebbero essere riprese alcune modalità già sperimentate a Napoli, come le quote differenziate in base alle disponibilità economiche, la possibilità di accesso anche per soggetti non formalizzati e l’adozione di criteri trasparenti e condivisi.
Programma, logistica, identità: i primi temi sul tavolo
Durante la mattinata del 27 giugno, il confronto ha iniziato a entrare nel merito di alcune scelte fondamentali per l’edizione torinese della Biennale della Prossimità 2026. A partire dal periodo di svolgimento, si è ipotizzato che la Biennale si terrà nella prima metà di ottobre 2026, anche se la durata dell’evento rimane ancora da definire.Ampio spazio è stato dedicato al tema della logistica e della distribuzione degli eventi, con particolare attenzione alla necessità di non frammentare eccessivamente le attività. L’obiettivo è quello di favorire la prossimità reale, lo scambio tra persone, l’incontro tra esperienze diverse. Per questo si è condivisa l’esigenza di individuare pochi luoghi coerenti, vicini tra loro, capaci di ospitare una pluralità di eventi mantenendo un’unità fisica e simbolica.
Un riferimento prezioso è stato l’esperienza della Biennale a Napoli, in particolare la serata al Rione Sanità: l’iniziativa ha unito momenti culturali, musicali e conviviali, dimostrando quanto sia importante progettare occasioni capaci di attivare relazioni reali con il territorio. Ne è scaturita una riflessione condivisa: anche le pause, i tempi informali, devono essere parte integrante della progettazione, perché è proprio in quegli spazi che si alimentano connessioni, confronto e coinvolgimento autentico.

Gruppi di lavoro e proposte emerse dal confronto
Dopo la pausa pranzo condivisa — un momento informale ma significativo, in cui le persone presenti hanno gustato insieme focacce e dolci in cambio di un contributo simbolico — il pomeriggio si è aperto con una fase di lavoro attivo. Stimolati da Massimo Ruggeri, co-direttore della Biennale, i partecipanti si sono divisi in tre gruppi tematici, ciascuno dedicato a una questione chiave nella costruzione della Biennale della Prossimità Torino 2026.
Il primo gruppo si è concentrato sul coinvolgimento di nuove realtà nel comitato locale. È emersa l’importanza di presentarsi agli enti pubblici con una visione chiara e condivisa, ma anche di includere soggetti non formalizzati che, pur operando in modo informale, incarnano concretamente i valori della prossimità nei quartieri e nei territori. L’obiettivo, condiviso, è quello di valorizzare la ricchezza delle pratiche sociali già in atto, evitando un approccio esclusivamente istituzionale.
Il secondo gruppo ha lavorato sui criteri per gli eventi di avvicinamento, ovvero tutte quelle iniziative che si svolgeranno nei mesi precedenti alla Biennale e che serviranno a costruire relazioni, diffondere il metodo e coinvolgere nuovi attori. Si è proposto di mantenere una forte coerenza con i valori della prossimità anche in queste tappe intermedie, evitando eventi autocelebrativi o scollegati dal tessuto locale. Si è anche riflettuto sulla possibilità di avere un tema-guida condiviso, attorno al quale far convergere riflessioni, esperienze e pratiche.
Il terzo gruppo ha affrontato la questione delle quote di adesione al comitato locale. Dopo aver ripreso il modello napoletano (che prevedeva tre livelli), si è discusso della possibilità di estendere le fasce o rimodularle in base alla natura e alla dimensione delle organizzazioni coinvolte. L’obiettivo comune è quello di garantire equità e accessibilità, permettendo a tutti di partecipare, anche con risorse limitate, senza però rinunciare alla sostenibilità economica del percorso.

Questa fase di confronto ha avuto un’importanza metodologica profonda: il lavoro in gruppi, condivisione paritaria delle riflessioni e restituzione collettiva sono stati non solo strumenti organizzativi, ma forme vive di prossimità. È proprio in questi momenti che si è iniziato a costruire, nei fatti, lo stile relazionale che caratterizzerà l’edizione torinese della Biennale.
Prossimità è metodo: una giornata densa e partecipata
La sala era pressoché gremita, a conferma di una partecipazione ampia e sentita, che lascia intravedere la possibilità concreta di costruire un comitato locale forte e variegato per l’edizione torinese della Biennale della Prossimità. La pluralità dei soggetti presenti e l’intensità del confronto emerso nel corso della giornata pongono una questione centrale: sarà fondamentale dotarsi di metodi di lavoro condivisi e funzionali, capaci di reggere la complessità del percorso che ci attende.
Il pomeriggio, in particolare, ha messo in luce quanto sia importante creare spazi dove le persone possano ascoltarsi, discutere e convergere su decisioni comuni. La modalità dei gruppi di lavoro, la restituzione finale e la cura nei momenti informali hanno rappresentato una prima palestra per sperimentare ciò che intendiamo quando parliamo di prossimità: non uno slogan, ma una pratica quotidiana fatta di tempo, presenza e cura.
Non è scontato trovare un simile livello di coinvolgimento già nelle fasi preparatorie. È un buon segnale. Ma proprio per questo motivo sarà necessario, da subito, interrogarsi su come mantenere aperto e accessibile il percorso, senza perdere l’orientamento collettivo. Anche questo — lo abbiamo imparato — fa parte del metodo.
Verso settembre: le prossime tappe del comitato locale
La giornata si è chiusa con uno sguardo rivolto in avanti. È stato fissato il prossimo appuntamento per il 15 settembre 2025, ancora una volta presso il complesso dell’ex IRV in Corso Unione Sovietica 228/D, dalle 11:00 alle 16:00. Sarà in quella occasione che il comitato locale verrà ufficialmente avviato e si comincerà a definire nel dettaglio la struttura del percorso verso la Biennale della Prossimità Torino 2026.
Entro quella data si continuerà a lavorare sulla modalità di adesione al comitato, sui criteri per le realtà partecipanti e sulla possibile individuazione della sede che ospiterà l’evento. Un altro nodo importante riguarda la definizione di una segreteria locale, che affiancherà quella nazionale nella gestione del percorso: un presidio operativo per garantire continuità e connessione tra le diverse anime del processo.
Nell’attesa della sua attivazione formale, è già possibile ricevere informazioni, segnalare interesse o inviare proposte scrivendo all’indirizzo email segreterialocaletorino2026@gmail.com, oppure consultando il sito ufficiale della Biennale: www.biennaleprossimita.it