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Di Laura Bongiovanni

L’idea. L’idea è semplice: costruire  “biblioteche” che ospitano oggetti, messi a disposizione di chi decide di partecipare al progetto. Chi decide di mettere in “condivisione” un proprio oggetto riceve in cambio la possibilità di prendere in prestito tutto ciò che altri hanno messo a disposizione.

Dall’intuizione alla realizzazione. Una trasmissione televisiva racconta un’esperienza di “Biblioteca degli oggetti” in Germania e in un gruppo di amici bolognesi nasce l’idea di provare a realizzare una cosa simile nella propria città. Dopo qualche ricerca su internet alla scoperta di esperienze simili, ne parlano con altri, organizzano una piccola indagine per capire se l’idea avrebbe potuto svilupparsi a Bologna e i riscontri sono positivi. Partono nell’aprile 2016 e l’idea si concretizza e si sviluppa velocemente. Si aggregano prima una sessantina di persone diventate oggi 140 che danno vita all’associazione Leila e così condividono e promuovono la cultura della condivisione, del consumo critico e dell’economia circolare.

Possedere o condividere? La filosofia della Biblioteca degli oggetti. Leila propone un modo diverso di approcciarsi all’acquisto. Ci serve veramente quell’oggetto? Ci servirà di nuovo? Ha senso riempire la casa con un prodotto che molto probabilmente finirà in cantina ad occupare il poco spazio rimasto? È proprio quando le risposte a queste domande sono incerte che a senso interpellare Leila. La Biblioteca degli oggetti è frutto di un prestito reciproco di oggetti all’interno di una comunità di persone che non si conosce ma che crede che sia importante ridare il giusto valore alle cose. Per i soci di Leila non è così importante possedere soprattutto quando l’utilità che si ricava dal possesso è molto bassa. I prodotti più prestati? L’avvitatore sembra essere il prodotto più richiesto, ma anche il video proiettore rimane poco tempo sugli scaffali della biblioteca. Sono disponibili ad oggi per il prestito circa 160 oggetti.

Controcorrente: non il web, ma spazi fisici. Leila va controcorrente anche rispetto alla volontà di prediligere spazi fisici sparsi, dove vedere e toccare con mano i prodotti, piuttosto che il web. La prima libreria degli oggetti aperta a Bologna è stata presso la velostazione Dynamo oggi sono 5, ubicate tutte in centro. Sono spazi vitali e animati in cui le biblioteche Leila si inseriscono perfettamente perché in grado di attrarre e incuriosire le  persone. La scelta di stare “fuori dal web” è stata fondamentale perché i corner Leila in giro per il centro di Bologna sono centri di aggregazione spontanea e occasioni di confronto con i soci e con le persone che passano di li. Vengono organizzati momenti di promozione, corsi per bambini (ad esempio di falegnameria) e nel tempo insieme alla condivisione degli oggetti e nata l’esigenza di condividere i “saperi”.

È semplice: prestare e prendere a prestito. Gli utilizzatori sono soci dell’associazione e versano 20 euro all’anno la quota associativa che contribuisce alle spese di gestione. Quando una persona decide di utilizzare il servizio di “prestito” si deve mettere in gioco e mettere a disposizione un proprio oggetto. Se alla fine dell’anno cambia città “o si accorge che possedere è più bello che condividere” si riprende il proprio oggetto senza problemi.

Tra concretezza e cultura. Leila è un progetto che è stato da subito in grado di attrarre e incuriosire. Gli stessi soci fondatori non pensavano ad un tale successo. Le collaborazioni, le partecipazioni a bandi, le richieste di approfondimento sono tantissime. La diffusione teorica del progetto (l’animazione culturale) è andata più velocemente di quella concreta (legata all’attività di prestito) tanto che oggi la principale risorsa dell’associazione sono le relazioni costruite con imprese, enti pubblici, altre associazioni, quartieri, università.

Il laboratorio dei sapere condivisi. La comunità che si è costruita attorno all’idea delle biblioteche degli oggetti, ha dato vita ad un secondo ramo della condivisione: il Leila CiapLab, il laboratorio di saperi condivisi. Si basa su una Cargo Bike con due allestimenti: il primo è un’officina ambulante che porta in giro laboratori multitematici e opportunità di autoriparazione; il secondo “I Giochi di Pippo”, per la condivisione di giocattoli nelle aree pedonali (Pippo, in memoria di un bambino di nome Filippo coinvolto in un incidente stradale la cui madre ha donato i giocattoli a Leila). Con l’allestimento “officina dei saperi”, vengono portati in giro i “talenti” dei soci o vengono coinvolti gli artigiani delle zone in cui la cargo bike si reca per fare laboratori su strada. L’obiettivo è quello di “far uscire le persone” come faceva una volta il carrettino del gelato che passava per le vie. L’esperienza delle cargo bike è nata da pochi mesi e grazie a delle collaborazioni con alcuni quartieri del centro ha presidiato alcune zone frequentate soltanto “da ubriaconi e perdigiorno” proponendo periodicamente attività manuali e piccoli laboratori di artigianato. I risultati sono stati molto buoni e si è passati dallo scetticismo (che era quasi un fastidio) iniziale al chiedere “ma quando tornate?”

Come si sostiene tutto ciò? Leila per il momento è progetto che si autofinanzia attraverso la collaborazione con i quartieri e la partecipazione a bandi. Il lavoro delle persone che hanno fatto nascere e continuano a sostenere Leila è volontario e non retribuito. Non è detto però che la  sfida di portare avanti un progetto che prescinde dallo scambio economico non possa crescere a sufficienza per generare entrare utili da permettere a qualche socio di lavorare per Leila. Ad esempio proprio in questi giorni stanno sviluppandosi idee e collaborazioni con l’Università di Bologna per gli studenti fuori sede residenti.

Bologna… Europa! Associazioni Leila con esperienze come quella bolognese sono presenti anche fuori dall’Italia: Berlino, Vienna, Lipsia, Innsbruck, Londra, Regno Unito, Toronto, Praga e altri. Ad oggi i progetti attivi sono 23. L’esperienza di Bologna è in contatto con quelle di Berlino e Vienna e nel 2017; grazie anche all’azione promozionale Comune di Formigine, dopo un percorso fatto di incontri, workshop, conoscenza del territorio e tanto confronto, un gruppo di volontari ha aperto il secondo Leila in Italia, Leila Formigine.

Leila è open source. Tutti possono utilizzare il nome e tutti possono proporre il progetto nella propria città. Non ci sono vincoli particolari e si può contare sull’esperienza e dunque sul sostegno di chi ha già attivato la propria biblioteca degli oggetti.

Animare il territorio. La criticità più grande è legata al saper creare attenzione sul progetto. Animare i corner Leila con iniziative utili per promuovere la cultura dell’economia circolare e del consumo critico è centrale per poter sviluppare relazioni.

Per approfondire: https://leila-bologna.it/