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Dall’incontro tra GAS e produttori, nasce Camilla. Camilla è un emporio che vende generi alimentari e prodotti per la casa localizzato in un immobile commerciale di circa 180 mq a Bologna in via Casciarolo. Nasce dall’idea di un  gruppo di acquisto solidale (AlchemillaGAS) e di una associazione di contadini che fa mercati in tutta Bologna, per cercare un modello nuovo e più inclusivo per fasce di cittadini che oggi, per tanti motivi, non possono facilmente  accedere ai G.A.S. AlchemillaGas, attivo da 10 anni è attivo a Bologna, è molto cresciuto negli ultimi anni, scontrandosi però con alcuni problemi di gestione legati all’adattamento dell’organizzazione alla crescita dimensionale: quando si diventa troppo grandi, è sempre più difficile garantire la stessa qualità di servizio di prima. A Ciò si aggiunga il fatto che negli ultimi anni, poi, i Gas si sono trovati a fronteggiare dei cambiamenti profondi nella distribuzione dei prodotti: si sono moltiplicali i negozi bio e i prodotti a chilometro zero sono entrati nella grande distribuzione, creando una nuova situazione di competizione. AlchemillaGas sceglie quindi di sviluppare uno degli aspetti a cui è storicamente più legato, la relazione con i produttori, stabilendo così nuove alleanze utili anche per intercettare altre persone; e sceglie inoltre di individuare un luogo fisico, appunto l’emporio di comunità Camilla. [per una ricostruzione più ampia vedi questa intervista su SecondoWelfare]

Le fasi. Dopo una fase preliminare in cui alcuni gruppi di lavoro hanno lavorato alla definizione del progetto, si parte nel settembre 2017 con una assemblea cittadina per raccontare l’idea e il progetto. Partecipano circa 150 persone grazie a una operazione semplice ma efficace di passaparola. Vi è poi una raccolta di preadesioni informali, dal momento che non esisteva un soggetto formalizzato avviando così un processo di condivisione utile anche per sondare il terreno rispetto a utilità e disponibilità al coinvolgimento. Nel giugno 2018 viene costituita la cooperativa e successivamente, accanto alla raccolta delle quote sociali, parte la campagna per la ricerca di soci sovventori. Oggi in tutto Camilla conta 400 soci; l’emporio è aperto tutti i giorni in orario pomeridiano e serale e il sabato, orario scelto a seguito di un confronto tra i soggetti coinvolti.

Un percorso partecipato. Camilla nasce quindi da un lungo e coinvolgente percorso di autofinanziamento. Si tratta di una cooperativa nella quale tutti i soci dedicano una quota del loro tempo alla gestione dell’emporio di comunità. I soci sono i soli proprietari, gestori e clienti dell’emporio. Tutte le attività sono svolte a rotazione dai soci, ciascuno impegnato tre ore al mese. La cooperativa, costituita il 21 giugno 2018, acquista da fornitori selezionati dai soci sulla base della qualità dei prodotti e della sostenibilità delle produzioni. Grazie all’autogestione e all’acquisto diretto dai produttori, la cooperativa garantisce a tutti i soci la possibilità di comprare beni di alta qualità a prezzi contenuti nel rispetto della giusta remunerazione di chi lavora.

Come si diventa soci. Per essere socio e quindi protagonista/destinatario dell’emporio è stata stabilita una prassi di reciproca conoscenza della durata di un mese in cui una persona che vuole inserirsi può usufruire per un mese dell’emporio come acquirente. Nel frattempo all’aspirante nuovo socio viene proposta la filosofia, l’approccio, gli aspetti della reciproca responsabilità e del percorso cultuale che l’emporio alimenta.

I pilastri del progetto. Il progetto ha alcuni pilastri che guidano l’operatività:

  • favorire l’economia locale;
  • promuovere esclusivamente prodotti biologici; questo ha comportato la necessità di instaurare rapporti diretti con i produttori;
  • verificare e evidenziare le filiere che tutelano i diritti dei lavoratori, i processi produttivi, la sostenibilità ambientale, ecc.;
  • attivare un patto sociale basato sull’impegno di reciprocità alla base del legame fra socio e cooperativa;
  • mirare ad ottenere nel medio periodo un risparmio nell’acquisto dei prodotti;
  • affiancare alle scelte operative un percorso di consapevolezza culturale;
  • definire patti di collaborazione con il produttore, con vantaggio e sostegno reciproci: il produttore risparmia sui costi di produzione perché migliora la programmazione della produzione, riduce l’imballaggio, riceve un prefinanziamento della produzione, ecc. e di conseguenza il socio acquista a prezzo più conveniente.

Ma le persone hanno davvero voglia di tutto questo impegno? La risposta, sorprendentemente, è positiva. Come riportato anche nell’intervista a Secondo Welfare, “pensavamo che la formula: divento socio, devo comprare all’emporio per garantirne la sopravvivenza e devo anche lavorarci dentro per tenerlo aperto avrebbe incontrato delle resistenze. Invece è uno degli aspetti che piace di più: lavorare all’emporio è visto come una forma di condivisione, di partecipazione comunitaria.” Le persone hanno quindi dato subito il segnale della propria consapevole voglia di partecipare e la propria disponibilità al modello di emporio proposto. Ora la sfida sarà darsi un’organizzazione in grado di conciliare il grande numero di persone coinvolte (che si auspica possa essere ulteriormente in crescita) con il presidio e la presenza nell’emporio.

Camilla si sostiene! Premesso che, come ben evidenziato, è presente un consistente impegno volontario dei soci, Camilla è sostenibile. La cooperativa ha assunto una unità di personale part time per il necessario supporto amministrativo e di segreteria mentre ma il resto è gestito attraverso il contributo di tutti attraverso la reciprocità, lo scambio e la vendita dei prodotti ai soci.

Camilla ha dei gemelli in Europa. L’Emporio di comunità Camilla è probabilmente la prima esperienza di questo genere in Italia, ma deriva da una serie di sperimentazioni fatte dal 2014 in Europa (soprattutto in Francia e Belgio che in pochi anni sono diventate decine in entrambe le nazioni) e soprattutto deriva dall’esperienza statunitense  Park Slope Food Coop e nata nel 1973. Già altri gruppi in Italia si stanno comunque muovendo per replicare Camilla nel proprio contesto territoriale.

La governance. La cooperativa ha un cda composto da 5 persone e un’assemblea a cui il cda fa riferimento. È in corso una discussione per cerare altri momenti di discussione a partire dagli attuali gruppi tematici e trasversali.

 Per approfondire: Secondo Welfarehttps://alchemillagas.noblogs.org/camilla/